Vittorio Amedeo I

Vittorio Amedeo I (1630-1637)
VITTORIO AMEDEO I
Duca di Savoia

Figlio di Carlo Emanuele I, nacque a Torino l'8 maggio 1587. Sposò nel 1619 la figlia di Re Enrico Iv; Cristina di Francia, nota come "Madama Reale", dalla quale ebbe Ludovica, Francesco Giacinto, Carlo Emanuele, Jolanda Margherita, Adelaide e Caterina Beatrice.

Quando nel 1630 ereditò la corona ducale aveva già una buona esperienza, fatta collaborando con il padre in guerra e nell'attività diplomatica; ma il Ducato era invaso, stremato e per di più afflitto dalla terribile pestilenza, che Alessandro Manzoni avrebbe poi immortalato. La pace era indispensabile. Dopo qualche fatto d'arme, il Duca cominciò le trattative, ma so-praggiunse improvvisa la pace di Ratisbona (ottobre 1630), che però la Francia non rispettò. Si dovette convocare a Cherasco una nuova riunione dei rappresentanti di Francia, Spagna, Impero e Savoia. Il trattato diede al Duca di Savoia Alba con parte del Monferrato, ma lo legò all'alleanza con la Francia, che rimaneva in possesso di Pinerolo e limitava di fatto la sua in-dipendenza. Tuttavia il Duca ebbe un po' di respiro, il che gli consentì di rimettere in sesto lo Stato, introdurre alcune importanti riforme, ricostituire l'esercito e ristorare le finanze, peraltro continuamente compromesse dalla prodigalità di Madama Reale.

Rimaneva forte nel Ducato il contrasto fra filofrancesi, sostenuti da Cristina, e i filospagnoli. Si manifestò apertamente il dissenso del Card. Maurizio e del Principe Tommaso, fratelli di Vittorio Amedeo, che si schierarono con la Spagna. Però il Duca non poté sottrarsi alla Lega antispagnola promossa dal Richelieu (trattato di Rivoli, 1635). A lui fu affidato il comando generale delle forze in Italia, ma si scontrò subito con l'ostilità dell'invidioso Maresciallo di Créqui, comandante delle forze francesi. Ciò non gli impedì di conseguire delle segnalate vittorie sugli Spagnoli, in particolare a Tornavento (1636) e a Monbaldone (1637).
La campagna era ancora in corso quando il Duca improvvisamente si ammalò di una febbre terzana, che in pochi giorni lo portò alla tomba. Morì a Vercelli, dove fu sepolto', il 7 ottobre 1637. Si sospettò un veneficio, ma non fu possibile provarlo.

Allegato a Italia reale, n. 2 - 1999