Vittorio Amedeo II

Vittorio Amedeo II (1675-1730)
VITTORIO AMEDEO II
Re di Sicilia, poi di Sardegna

Nacque a Torino il 14 maggio 1666. Sposò nel 1684 Anna Maria d'Orìéans, nipote del Re Sole, che gli diede quattro figli: Maria Adelaide, Maria Luisa Gabriella, che fu poi Regina di Spagna, Vittorio Amedeo e Carlo Emanuele.

Sali al trono nel 1675 sotto la reggenza della madre, la seconda Madama Reale, che mantenne il governo anche dopo che egli ebbe raggiunto la maggiore età; ma il Duca mal sopportava il giogo materno, e prese il potere il 14 marzo 1684, da Rivoli. Nelle poche pagine essenziali di una sua Memoirepour le gouvemement de mon Etat stabilì il proprio programma di governo.

Il Piemonte era soggetto in quel tempo alla pesante egemonia della Francia; Vittorio Amedeo aspirava ardentemente all'indipendenza. Dapprima temporeggiò, badando a rinforzare il suo esercito, e a risanare le finanze, poi aderì alla lega antifrancese di Augusta (1690). Gli anni successivi furono un seguito di campagne militari, combattute ora contro i Francesi, ora con loro contro l'impero e accompagnate da una intensissima attività diplomatica, che portò il Ducato al centro dell'attenzione europea. Fu un susseguirsi di vittorie e di sconfitte, ma Vittorio Amedeo poté sempre contare sulla fedeltà, sul valore e sulla tenacia del suo popolo ("Io batterò la terra col piede e ne usciranno combattenti"), nonostante le continue invasioni.

Il 17 settembre 1706 con il Principe Eugenio di Savoia disfece l'esercito del Re Sole che da sei mesi assediava Torino, andando personalmente all'attacco alla testa della sua cavalleria. il trattato di Utrecht (1713) gli diede le alte valli piemontesi fino allo spartiacque, ricchi territori ad oriente, la Sicilia (che nel 1718 fu cambiata con la Sardegna) e il titolo di Re.

Da Messina portò a Torino il grande architetto Filippo Juvarra, che arricchi la capitale di opere splendide. Avviò grandi riforme, fra cui l'istituzione di un catasto, opera che mise ordine nella proprietà terriera, impinguò le casse dello Stato e favorì l'inserimento nella classe aristocratica della parte più vivace della borghesia imprenditoriale e commerciale. Con il Collegio delle Province aprì al giovani meritevoli la via per le più alte cariche. Unificò e rinnovò le leggi, difese l'autonomia dello Stato dalla chiesa. Organizzò l'Archivio di Stato con criteri che furono poi imitati da tutte le altre Corti.

Il 3 settembre 1730 abdicò a Rivoli a favore del figlio Carlo Emanuele e si ritirò a Chambéry con la Marchesa di Spigno, che aveva sposato morganaticamente. Purtroppo l'età e la malattia minavano la sua mente poderosa: nel 1731 tentò di riprendere il potere e fu giocoforza metterlo agli arresti nel castello di Moncalieri, dove visse tristemente gli ultimi mesi della sua vita.

Il grande Re si spense il 31 ottobre 1732 e fu sepolto a Superga.

Allegato a Italia reale, n. 5 - 1999